La sindrome fibromialgica è caratterizzata da un dolore muscolo-scheletrico cronico, diffuso e da affaticamento. Il più delle volte i pazienti affetti da fibromialgia descrivono il dolore percepito in tutto il corpo come ”bruciante” e associato a contratture muscolari.  La sua intensità può variare nei giorni e all’interno della stessa giornata colpendo soprattutto le aree del corpo sottoposte a maggior sforzo (arti inferiori, collo, spalle). Oltre al dolore e all’affaticamento, le persone affette da fibromialgia riferiscono numerosi altri sintomi che coinvolgono diversi organi e apparati che possono diventare la problematica principale. Alcuni sintomi tipicamente riferiti sono:

  • Cefalea;
  • dolore toracico;
  • rigidità muscolare;
  • sensazione di gonfiore, soprattutto sulle zone periferiche;
  • parestesie;
  • alterazioni cutanee;
  • disturbi gastrointestinali;
  • difficoltà del sonno;
  • difficoltà di concentrazione;
  • ansia;
  • depressione.

Secondo Mahony, psicologo esperto di fibromialgia, un criterio frequentemente riscontrato nella storia di questi pazienti è quello di aver vissuto un  evento traumatico pregresso  di forte intensità. La psicologia psicosomatica si fonda proprio su questo assunto: stress cronici  o  eventi fortemente traumatici, se non possono venire elaborati a livello psicologico, esprimeranno  il dolore psichico attraverso alterazioni somatiche.

È possibile riconoscere anche una dimensione sociale della fibromialgia, infatti, chi soffre di questa patologia riferisce difficoltà relazionali (amici, familiari), una riduzione dell’attivazione comportamentale nel quotidiano e dell’attività fisica. La  fibromialgia  può dunque essere definita come una sindrome clinica dai sintomi eterogenei, in cui la componente ansioso-depressiva è un correlato classico e dominante. La fibromialgia può causare un effetto domino che non risparmia il lavoro, la famiglia, la comunità, la vita di coppia e la percezione del futuro. Pertanto, la psicoterapia può essere un utile strumento nell’affrontare il dolore cronico, realmente sentito e non solo immaginato, che contraddistingue tale patologia. In particolare diventa essenziale favorire lo sviluppo dell’autoefficacia della persona, ovvero la capacità di percepirsi come efficace nella gestione dei sintomi, attraverso strategie fisiche e mentali. Si è osservato che la modalità di pensiero disfunzionale definita “catastrofismo” è frequente nei soggetti con fibromialgia e si associa ad un aumento dell’intensità dei sintomi e ad una maggiore compromissione della funzionalità. Per questi motivi, poter agire sui pensieri e sulle emozioni che ne derivano diventa fondamentale.
Inoltre negli ultimi anni, l’introduzione della mindfulness ha apportato ulteriori benefici, aiutando il soggetto a non farsi prigioniero delle proprie rimuginazioni che tendono al contrario ad amplificare le emozioni negative.  Un intervento multidisciplinare quindi potrebbe rappresentare una valido aiuto nell’affrontare questa malattia   con un conseguente miglioramento della qualità di vita.

È importante essere consapevoli che la  fibromialgia è una patologia al confine tra cervello e mente, emozioni e cognizione e pertanto richiede sensibilità clinica, multi-professionalità, affinchè si crei un’alleanza terapeutica che consideri la dimensione psicologica, psicosomatica, oltrechè medica, della patologia.

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