L’uomo è un animale sociale, fatto per vivere in branco. Secondo lo psichiatra e sociologo Robert Weiss, il senso di solitudine è “un importante (e doloroso) segnale d’allarme sulle nostre relazioni: ci avverte che qualcosa non va, che dai nostri rapporti non riceviamo le risorse di cui abbiamo bisogno per il nostro benessere generale e per il nostro buon adattamento”. In altre parole, la solitudine deriva dalla mancata soddisfazione dei bisogni di accudimento e di appartenenza.

Condividere la propria vita emotiva con altre persone, attraverso relazioni intime o di amicizia, superficiali o profonde, storiche o nuove dà un senso di rassicurazione.
Si può sperimentare una solitudine affettiva, che si manifesta con ansia, paura, senso di abbandono, fragilità, oppure una solitudine sociale, che invece fa sperimentare un senso di noia, rifiuto, esclusione.

Capita soprattutto a fine giornata, quando il mondo che ci circonda smette di bombardarci di informazioni e contatti. Ecco, in questo momento, si percepisce una sensazione forte e dolorosa da descrivere; come se improvvisamente ci sentissimo vuoti, spenti, al buio, SOLI. In quel momento non sappiamo dare un senso alle cose e a noi stessi. Ciò che si percepisce è un senso di vuoto. E cosa siamo portati a fare con il vuoto? Lo riempiamo! Il vuoto fa paura e fa soffrire, per quello vogliamo renderlo pieno. La nostra mente mette in atto tantissime strategie per riempire il nostro tempo: lavoriamo di più, siamo sempre connessi con smartphone e tablet, mangiamo in modo compulsivo, oppure cediamo ad una dipendenza… tutti palliativi per darci una sensazione di pienezza, ma è solo un’illusione, breve.

Quando percepiamo forte questa sensazione di vuoto, di solitudine non bisogna fare finta di niente. È un messaggio forte che il nostro sé ci sta mandando; ci sta dicendo che forse stiamo vivendo una vita che non ci soddisfa pienamente, che non ci corrisponde completamente, che ci sentiamo più in gabbia che liberi. Bisogna avere il coraggio di ascoltarsi. È nel vuoto infatti che si trovano i desideri più sommessi, le ambizioni più nascoste, le emozioni che abbiamo cercato di anestetizzare. Quando il senso di solitudine diventa costante, una parte stabile di noi, allora riflettere su queste sensazioni, anche con l’aiuto di un professionista, può aiutare a tornare ad essere padroni consapevoli della propria vita.

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